Milena Bertolini: "Studio, faccio formazione e mi alleno in giardino"
La Ct della Nazionale Femminile racconta le sue giornate e fa il punto sul percorso delle Azzurre, tra passato e futuromercoledì 29 aprile 2020
Lo scorso 7 marzo le Azzurre infliggevano un pesante 3-0 alla Nuova Zelanda, conquistando la finale dell'Algarve Cup contro la Germania. Una gara che poi non fu disputata a causa dell'esplosione pandemica del Coronavirus. Fu quello l'ultimo atto di una nazionale che, nemmeno un anno fa, conquistava i cuori dei tifosi calcistici italiani ai Mondiali di Francia, e che attualmente guida il proprio girone di qualificazione all’ Europeo con sei vittorie su sei, diciannove gol all’attivo e solo due subiti. Icona e guida del gruppo azzurro è la Ct Milena Bertolini, che abbiamo intervistato in esclusiva.
Come trascorre le giornate nel periodo che stiamo vivendo?
Lavoro da casa, come molti italiani. Con lo staff del Club Italia sto facendo una sintesi di quanto fatto finora, anche in termini di dati statistici. Organizziamo spesso video-conferenze con i tecnici delle nazionali giovanili femminili ed eventi di formazione on-line. Lavoro a parte, sto leggendo molto, sia libri che giornali, interessandomi a svariati argomenti: sport, economia, natura e approfondimenti sul virus, che sta interferendo con le nostre vite. Inoltre guardo film e vecchie gare di calcio internazionale, gioco a carte con mia madre e dedico quotidianamente un’oretta all’allenamento personale in giardino. In tal senso mi sento fortunata perché, vivendo in campagna, sono circondata dal verde.
Ha avuto modo di parlare con le Azzurre?
Le ho sentite tutte a inizio aprile, prima di Pasqua. Ho chiesto loro come stanno e come vivono questo momento. Le seguo sui social media, e so che stanno lavorando da casa con i programmi di allenamento consigliati dai rispettivi club, in vista di una ripartenza.
La posticipazione di un anno del Campionato Europeo, dal 2021 al 2022, cambia in qualche modo la sua pianificazione strategica?
Non più di tanto per quanto riguarda le qualificazioni, perché da settembre in poi disputeremo gare decisive con Israele, Bosnia, Danimarca ed eventualmente i play-off nel caso non rientrassimo tra le prime o le tre migliori seconde; in quest'ottica l’eventualità che qualche impegno slitti di alcune settimane non cambia i nostri piani. La prospettiva potrebbe invece mutare in vista dell’Europeo che, tenendosi un anno più tardi, porterà le ragazze ad avere un anno in più del previsto, nel bene o nel male. Ma in ogni modo, come dichiaro spesso, non ho pregiudizi sull’età, e baso le mie convocazioni sul rendimento in campo, a prescindere che la calciatrice abbia 36 o 18 anni.
Per via dell’emergenza sanitaria tuttora in atto, a marzo l’Italia non ha disputato la finale dell’Algarve Cup contro la Germania, nazionale tra le più forti del mondo. A che punto della graduatoria si colloca la nostra squadra nel confronto con la corazzata tedesca e le altre potenze mondiali del calcio femminile?
Il ranking FIFA parla chiaro: la Germania è seconda dietro agli Stati Uniti, mentre l’Italia è quattordicesima. Sicuramente stiamo crescendo e il gap si sta attenuando. Ma dobbiamo sempre considerare che nazioni come la Germania investono sul calcio femminile dal molti più anni di noi. E benché siano stati fatti dei passi in avanti - come l’ultimo Mondiale ha dimostrato - è normale che ci sia ancora della distanza. Anche perché le nostre ragazze hanno iniziato a beneficiare solo da poco tempo di un contesto professionale a livello di club, rispetto a quanto avvenuto in altre nazioni; e sono convinta che, se potessero giocare ad armi pari, le calciatrici italiane farebbero la differenza grazie alle qualità immense che contraddistinguono la cultura calcistica italiana: dalla creatività, alle maggiori conoscenze tattiche, alla passione che circonda questo gioco nel nostro Paese.
Dopo l’exploit dello scorso Mondiale, l’Italia potrebbe presentarsi all’Europeo contornata da un’importante attenzione mediatica, un maggiore interesse da parte dei tifosi, ma anche più aspettative e pressioni. In altre parole, potremmo non essere più considerati semplici outsider, come avvenuto all’inizio dello scorso torneo, con tutto ciò che ne potrebbe conseguire…
Non credo che ci presenteremo ai nastri di partenza da favorite. L’Europeo di calcio femminile, che, è bene ribadire, dobbiamo prima conquistare sul campo delle qualificazioni, ha un livello di difficoltà maggiore rispetto al Mondiale, proprio perché è interamente composto dalle nazionali europee, che, tolti gli USA, sono le più forti al mondo. Con in gioco Germania, Svezia, Danimarca, Norvegia, Inghilterra, Francia, Olanda e Spagna potremmo facilmente trovarci inseriti in un girone di ferro. L’augurio è quello di potere contare, anche in questo caso, sullo stesso affetto dei nostri tifosi, che al Mondiale ci ha permesso di superare i nostri limiti. Per noi il loro sostegno sarà fondamentale.
Tornando al momento che stiamo vivendo, a chi assegnerebbe lo “Scudetto del Cuore”?
Lo assegnerei a tutti gli operatori sanitari. Non solo ai dottori, ma anche agli infermieri, agli addetti delle pulizie e a tutto il personale che lavora a contatto con i malati, rischiando la propria vita per salvare quelle altrui. I Campioni d’Italia sono loro.