1927 - 1930
Il primo titolo vinto dagli AzzurriLa Coppa Internazionale è stata la prima competizione europea per squadre nazionali di calcio: di fronte le compagini nazionali dell'Europa centrale, in quegli anni le squadre più forti del continente. Della coppa, che costituisce un importante precursore del campionato europeo UEFA, si disputarono sei edizioni, dal 1927 al 1960. La competizione è stata vinta due volte dall'Italia, ed una volta ciascuno da Austria, Ungheria e Cecoslovacchia (dal computo è esclusa l'edizione interrotta nel 1938 a seguito dell'annessione dell'Austria alla Germania). I quattro membri fondatori della competizione furono Austria, Italia, Cecoslovacchia e Ungheria, le federazioni le cui nazionali dominavano il calcio europeo. A queste squadre si associò anche la Svizzera.
La prima stagione della coppa si svolse negli anni 1927-1930. La formula, che rimase immutata nelle edizioni successive, prevedeva la disputa di un doppio girone all'italiana: ciascuna delle squadre nazionali si incontrava due volte con le altre, disputando con ciascuna squadra una partita in casa ed una in trasferta. Il calendario degli incontri non era rigidamente prefissato né organizzato in "giornate", dipendendo piuttosto dalle disponibilità delle varie federazioni ad organizzare ogni singolo match. La vincente di ogni partita totalizzava due punti, mentre il pareggio dava luogo alla spartizione della posta. Risultava vincitrice del trofeo la squadra che al termine del doppio ciclo di incontri possedeva più punti in classifica.
La prima edizione fu vinta dall’Italia (11 punti), davanti ad Austria e Cecoslovacchia (10). Julio LIbonatti e Gino Rossetti si aggiudicarono il titolo dei bomber con 6 reti ciascuno.
In palio per il vincitore c'era una particolare coppa in cristallo di Boemia donata dall'ex primo ministro cecoslovacco Antonín Švehla, per cui nella prima edizione fu nota anche come "Coppa Švehla". Il primo esemplare del trofeo si ruppe cadendo a terra poco dopo essere stato vinto dagli italiani. Secondo un aneddoto riportato da più fonti pare che Vittorio Pozzo ne conservasse sempre una scheggia in tasca come portafortuna personale.