Marco Ercolessi: “Preparo gli esami, leggo Schopenhauer e salto la corda”
Intervista al Capitano della Nazionale di Futsal, studente in giurisprudenza, amante del Trono di Spade e Campione d’Europa nel 2014mercoledì 13 maggio 2020
Capitano dell'Italia del Calcio a 5, Marco Ercolessi è uno degli eroi azzurri che trionfarono all’Europeo del 2014. Con 137 presenze e 17 gol, il difensore di Albano Terme è anche il giocatore che ha vestito più volte la maglia azzurra nella storia del Futsal. Lo abbiamo intervistato in esclusiva dalla sua abitazione di Eboli, dove tra due giorni compirà 34 anni.
Come hai vissuto la cosiddetta Fase 1?
L’ho vissuta bene. E’ stato un periodo tranquillo, dai giorni della settimana speculari. Mi sono per lo più dedicato agli studi per la laurea specialistica in giurisprudenza, ma sono riuscito anche ad allenarmi un paio di orette al giorno, riscoprendo alcuni divertenti esercizi aerobici, come la corda in stile pugilato, molto pratica per chi non ha molto spazio a disposizione. Per ovvie ragioni non ho avuto modo di utilizzare molto il pallone, che ho tirato fuori più che altro per mostrare alcuni esercizi durante le video-conferenze di insegnamento ai ragazzi dei settori giovanili.
Per quale ragione hai scelto di studiare giurisprudenza?
E’ una materia che mi ha sempre entusiasmato, e all’inizio mi affascinava la professione del procuratore. Inoltre, nel mondo dilettantistico, di cui faccio parte, è utile sapere leggere contratti, clausole e, soprattutto, comprendere come proteggere al meglio il proprio lavoro.
Oltre ai libri universitari, stai leggendo qualche testo in particolare?
Sì, “L’arte di ottenere ragione” di Schopenhauer che, oltre a essere una lettura propedeutica ai miei studi, è anche un libro dagli insegnamenti molto attuali.
Hai coltivato qualche altro passatempo durante il lockdown?
Sto guardando le serie tv, da quelle più datate come il Trono di Spade o Narcos, a quelle più recenti come Diavoli. Poi, gioco a carte e alla Playstation con mia moglie, e porto fuori il cane, un chihuahua a pelo lungo.
Che tipo di capitano sei per la Nazionale di Futsal?
Non sono un capitano impositivo. Credo che indossare la fascia sia un grande onore, che tuttavia non renda migliori degli altri. Motivo per cui anche sulle decisioni da prendere, faccio sì che il mio parere valga quanto quello dei miei compagni di squadra. Essere il capitano è poi una responsabilità che impone un comportamento esemplare e, da questo punto di vista, si è un po’ nell’occhio del ciclone; perché, in un certo senso, l’errore di un capitano è più grave e più notato. Ciò premesso, i capitani passano ma la Nazionale resta, e indossare la maglia azzurra per un calciatore italiano è il massimo riconoscimento. Ogni volta che me la metto mi brillano gli occhi.
Proprio con la maglia azzurra hai vinto l’Europeo di Futsal nel 2014. Che competizione fu?
Iniziammo l'Europeo perdendo la prima gara con la Slovenia, e ci arrivò addosso una miriade di critiche, anche eccessive nella forma. Ciò, da una parte ci fece sentire soli, ma dall’altra ci spinse a unirci e a reagire. A seguito di quell’episodio comprendemmo il nostro potenziale e, da lì in poi, spingemmo la ruota a girare per il verso giusto. In finale incontrammo la Russia che, avendo sconfitto la Spagna favorita, forse ci sottovalutò. Vincemmo, e l’emozione fu incredibile; anche perché, in quegli anni, l’Italia arrivava sempre in altro senza mai vincere. Comunque realizzammo di avere compiuto un’impresa, soprattutto quando tornammo a casa.
Quale potrebbe essere la chiave per migliorare il movimento del Futsal in Italia?
A mio parare sarebbe auspicabile che avvenisse quanto successo in Spagna, dove grandi club della Liga di Calcio a 11, come, ad esempio, Barcellona, Levante o Real Betis, hanno preso parte al campionato di Futsal. Se accadesse in Italia, con le varie Juventus, Inter, Milan e via dicendo, ciò porterebbe giovamento non solo al movimento di Calcio a 5, ma anche a quello di Calcio a 11, dato che il nostro è uno sport fondamentale per lo sviluppo tecnico dei ragazzi. Non a caso, i Pulcini giocano su campi piccoli, affinché possano toccare più volte la palla, senza perdersi su lunghe distanza. Gli allenamenti di Calcio a 5 sarebbero poi utilissimi anche ai professionisti di Calcio a 11, come ha dimostrato Pep Guardiola, che a livello tattico e strategico si è ispirato molto a questo sport.