Intervista esclusiva a Patrizia Panico, la sua leggenda nel calcio femminile italiano
lunedì 28 luglio 2014
A Patrizia Panico non piace parlare di numeri e record. E di fatto sono loro a parlare per lei, inserendola tra le leggende assolute del calcio italiano. Oltre a detenere il record di presenze (198), con 107 gol Patrizia è l'attaccante che ha segnato in assoluto più gol nella storia della Nazionale femminile. Nove sono gli scudetti conquistati, cinque le coppe Italia, sette le supercoppe italiane. Per dodici volte è stata capocannoniere della Serie A (altro record!), segnando più di cinquecento reti. Donna pragmatica, determinata e modesta, nella biografia del suo sito ufficiale si legge: "Sono nata a Roma l’8 Febbraio 1975 da mamma Rosella e papà Angelo, pesavo 4,5 kg. Da piccola mi piaceva giocare con tante cose, le costruzioni, le macchinette, le figurine, ma non c’era niente che mi rendeva felice più di un pallone". Il Capitano delle Azzurre ha raccontato se stessa e il mondo del calcio, che la vede assoluta protagonista, in esclusiva a Vivo Azzurro.
Numeri alla mano, sei la leggenda dal calcio femminile italiano. Il contesto socio-mediatico che ti circonda ti ha portato a rendertene conto?
Per quanto riguarda l'ambiente del calcio femminile sì. Al di fuori ho più feedback per la partecipazione al Derby del Cuore, piuttosto che perché tifo la Lazio, non per quello che ho fatto nella mia carriera.
Da leggenda a leggenda, Carolina Morace ti ha passato il testimone. E sempre numeri alla mano, non c'è un'altra Panico all'orizzonte del calcio italiano. Qual'è la ragione?
Potrei risponderti con una domanda e chiederti: "perché non c'è un altro Totti?"… Tante volte quello che fa la differenza sono le doti naturali. O forse è cambiata un po' la generazione, non solo nel calcio. I giovani sono un po' più spaventati dai sacrifici e dall'agonismo. Io sono cresciuta giocando in strada, ora i bambini si divertono più davanti al computer... Può anche essere che un'altra Panico sia già nata, ma che abbia abbandonato all'età di 20 anni per cercarsi un lavoro. La problematica più grave del calcio femminile in Italia è che anche le giocatrici di Serie A non riescono a sostenersi economicamente solo con il calcio, ma devono cercarsi una seconda occupazione. Alle superiori una ragazza si trova davanti a una scelta: giocare per la gloria o trovarsi un posto di lavoro per mantenersi. E siccome è difficile fare entrambe le cose ad alti livelli, molte optano per il posto di lavoro.
Hai ricevuto mai offerte da club esteri nella tua carriera calcistica?
Mi arrivano in continuazione. Ma se mi ci metto anche io è la fine. Andandomene mi sembrerebbe di impoverire il calcio femminile in Italia. La soluzione è quella inversa. Bisognerebbe portare in Italia le brave calciatrici straniere, facendo un campionato allettante, non solo dal punto di vista economico, ma anche da quello della competitività.
Oltre al calcio, stai anche continuando gli studi. Hai già pensato a cosa ti piacerebbe fare dopo aver appeso le scarpette al chiodo?
Intanto mi mancano due esami alla laurea in Scienze della Comunicazione presso l'Università di Sassari... dopo mi piacerebbe rimanere nel mondo del calcio, ma non so ancora in quale ruolo.
Anche in ritiro con la Nazionale, sei solita svegliarti presto per leggere i giornali. Sei una calciatrice che si interessa al parere dei media?
Io leggo i giornali, ma non quelli sportivi, perché non mi piacciono. Ci sono spesso interviste ai calciatori con risposte banali, anche perché forse le domande di alcuni giornalisti sono banali. Inoltre essendo immersa nel calcio per 365 giorni all'anno, mi piace conoscere anche ciò che accade intorno a me, al di fuori del mondo del pallone.
Che donna è Patrizia Panico quando non gioca a calcio?
Quando ho un po' di tempo studio. Ho tantissimi hobby, ma veramente poco tempo da dedicare. Mi piace la fotografia, praticare il windsurf, disegnare e scrivere. Inoltre amo la lingua giapponese e la sto studiando.
Qual'è il tuo primo ricordo legato al calcio giocato?
Su un campo vero e proprio ricordo con affetto il mio primo giorno d'allenamento. La squadra era il Borussia di Torre Gaia a Roma, e il mio fu più che altro un provino perché ero la più piccolina. Avevo 12-13 anni e le altre erano tutte trentenni, quindi non sapevano se prendermi o meno. Alla fine passai il provino e mi misero a giocare sulla fascia. Dopo un paio di partite mi fecero giocare da titolare…
Com'è stato giocare con ragazze così grandi?
Sentivo molto la differenza di età a livello di rapporti. Oggi alle ragazze è consentito militare in squadre maschili di pari-età, ma ai tempi non era così. A me sarebbe piaciuto, perché tutti i miei amici giocavano insieme in un'altra squadra.
Hai fatto più gol e collezionato più presenze in Nazionale di Carolina Morace, l'altra leggenda del nostro calcio. Come hai vissuto il sorpasso?
Sinceramente non mi è mai interessato molto di numeri e record, sia prima che dopo averli realizzati. Vivo alla giornata e cerco di fare il massimo. Diciamo che forse, superando i traguardi dei grandi campioni, ci si rende conto di avere fatto realmente qualche cosa di importante.
Quali erano i tuoi modelli d'ispirazione calcistica da bambina?
Quando ero piccola Carolina Morace non era ancora famosa, quindi avevo dei modelli d'ispirazione maschile. C'era Maradona su tutti e, personalmente, mi piaceva anche Bruno Giordano. Dopo è arrivata Carolina, che era in televisione e su tutti i giornali: giocando nel mio stesso ruolo, l'accostamento fu facile. E' bello potere emulare idoli del tuo stesso sesso, e mi spiace che attualmente molte bambine non riesano a riconoscersi in figure femminili.
Qual'è il ricordo più bello che hai dei tuoi 18 anni in Nazionale?
Quando ho ascoltato l'inno d'Italia all'esordio. Tutti mi dicevano: "Ti verranno i brividi e la pelle d'oca"… Ed è stato così. Non si può spiegare a parole, lo si può solo vivere… e io lo vivo, ma non lo canto. Lo canterò quando la società italiana avrà dimostrato di avere maggiore considerazione e rispetto delle donne".