Intervista a Francesca Durante: i rigori parati al Venezuela, l'idolo Buffon e il fair play con la Spagna
venerdì 25 luglio 2014
Nata a Genova il 12 febbraio 1997 e alta 181 cm, ha parato due rigori nella storica finale per il 3° posto contro il Venezuela ai Mondiali Under 17 Femminili. Le sue compagne la vedono come una ragazza calma, concentrata che "parla poco, ma quando parla ti fa capire tutto in modo diretto e pacato". E' l'idetikit di Francesca Durante, intervistata in esclusiva da Vivo Azzurro.
Qual'è stato il segreto dei due rigori parati contro il Venezuela?
Sono entrata in campo con la giusta cattiveria agonistica per pararli. Ho studiato le avversarie, ho aspettato fino all'ultimo, ed è andata bene.
E' cambiato qualcosa nella tua vita dopo il Mondiale?
E' un'esperienza che ti cambia. Personalmente mi ha dato quella serenità d'animo che spero mi aiuterà, con impegno e abnegazione, a raggiungere obiettivi importanti.
Hai festeggiato al rientro in Italia?
Ho festeggiato, ma non troppo, a dire il vero. Perché dovevo mettermi sotto a studiare...
Come è nata la tua passione per il calcio?
Mio padre mi portò allo stadio a vedere Sampdoria-Bologna, avevo 6 anni. Dopo quell'episodio ho iniziato ad appassionarmi a questo sport, e miei genitori mi hanno iscritto a scuola calcio. Ho giocato con i maschi fino a 14 anni, poi sono passata al femminile.
Hai sempre giocato come portiere?
Da bambina giocavo in difesa o a centrocampo, dove c'era necessità. Un giorno, siccome alla squadra mancava il portiere, i miei compagni decisero di mandarmi tra i pali: vincemmo la partita e io giocai bene. Da allora mi appassionati al ruolo e non sono più uscita di porta.
In che squadra giocavi?
L'Arcipelago, un club sardo. Mi trovavo in Sardegna perché il mio papà, lavorando nella Guardia costiera, ha sempre girato molto.
Quali sono i tuoi portieri preferiti e quale abilità vorresti prendere a prestito da ognuno di loro?
Il mio idolo sin da quando sono piccola è Gigi Buffon. A lui ruberei la capacità di capire le intenzioni dell'avversario. Mi piacerebbe avere anche la rapidità e i riflessi di Julio Cesar, e l'abilità di leggere l'azione, giocare da libero e osare sempre con coraggio di Neuer, che reputo, attualmente, il portiere più forte del mondo.
Tra le donne, quali sono i tuoi punti di riferimento?
Hope Solo, portiere degli Stati Uniti, e la svedese Stephanie Ohrstrom, portiere del Verona.
Durante il Mondiale, in albergo, pare ci sia stata una bella scena di fair play con le avversarie della Spagna. Ce la racconteresti?
A dire il vero partì tutto dall'Europeo 2013. Eravamo tornate in albergo, dopo avere vinto la finale per il 3° posto contro l'Inghilterra. Il Mister Sbardella ci disse che la Spagna aveva perso la finale con la Germania, ai rigori, giocando bene e meritando di vincere. Le spagnole erano tristi, così quando tornarono in hotel ed entrarono nella sala da pranzo, ci trovarono lì ad applaudirle. Successivamente, dopo la semifinale del Mondiale, in cui noi perdemmo 2-0 proprio contro la Spagna, giocando bene, le spagnole ci ricambiarono il gesto: entrammo nella sala da pranzo e ricevemmo il loro applauso. E' stato un bel gesto di rispetto e fair play. Anche perché abbiamo legato molto con loro: sono nostre coetanee, condividono la nostra stessa passione e i nostri obiettivi. Ci siamo scambiate le maglie e abbiamo stretto amicizie. Alla fine lo sport e il calcio devono unire, sono un mezzo di coesione… anche se in campo è giusto essere rivali.
Oltre al calcio hai altre passioni?
Sono una ragazza tranquilla, passo il tempo libero con gli amici, suono un po' la chitarra, mi piacciono la musica e le canzoni di Ligabue. Amo trascorrere le giornate in compagnia, mi piace la natura, insomma mi basta poco per stare bene. A scuola? Sono al quarto anno di Liceo Scientifico, quando l'avrò terminato mi iscriverò all'Università, probabilmente studierò materie scientifiche, ma non ho ancora deciso.