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Progetto Rete!, sabato e domenica la Fase Finale a Coverciano

venerdì 11 maggio 2018

Progetto Rete!, sabato e domenica la Fase Finale a Coverciano

Tra domani sabato 12 maggio e domenica 13 si svolgerà la Fase Finale Nazionale del Progetto Rete! presso il Centro tecnico federale di Coverciano. Sei le squadre finaliste, Trento, Milazzo, Cerro a Volturno, Mazzarino, Alto Sannio e Lodi, delle quali cinque si sono qualificate attraverso le fasi interregionali che si sono svolte a Gatteo a Mare, Palermo, Gela, Ruvo di Puglia e Formello, mentre la sesta è stata ripescata attraverso il fair play. 

Domani si svolgeranno i due triangolari con gare da trenta minuti ciascuna, domenica invece le tre finali. In caso di arrivo a parità di punti nei due gironi, saranno considerati nell’ordine lo scontro diretto, la differenza reti, il maggior numero di gol fatti, il minor numero di gol subiti e in caso di ulteriore parità saranno battuti cinque calci di rigore. 

Il principio da cui nasce e attraverso il quale si sviluppa il Progetto Rete!, promosso dalla FIGC e dal Settore Giovanile e Scolastico con il sostegno di ENI e Puma, è quello del calcio come catalizzatore sociale. Dal 2015, l’iniziativa, che si rivolge ai minori stranieri non accompagnati residenti nei centri SPRAR (Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati) italiani, non ha cambiato formula e spirito: un torneo per favorire l’attività sportiva giovanile e, contemporaneamente, i processi di inclusione e di interazione interculturale, in pieno contrasto a qualsiasi tipo di discriminazione.

“Per i ragazzi lo sport è uno strumento di integrazione unico - racconta Antonella Di Lollo, responsabile della struttura d’accoglienza di Cerro a Volturno (Isernia), che ospita una delle sei compagini qualificatesi per la fase finale dell’edizione 2018 - la possibilità di partecipare a Rete! ha creato entusiasmo e, in breve tempo, a una quindicina di ragazzi di origine africana si è aggiunto un nutrito numero di teenager locali, che ha trasformato il campo comunale in un nuovo punto di aggregazione. Si è creata un’atmosfera unica ed è stato bello vedere che molti di loro, dopo gli allenamenti, si incontravano per mangiare una pizza o per tifare la squadra del paese, altro segno di cooperazione fattiva e di coesione con l’ambiente in cui ora vivono”.

Un segnale di positività e di crescita confermato anche dai numeri (circa centocinquanta partecipanti in più rispetto al 2017, per un totale che si attesta intorno alle 550 unità) e dai dati raccolti dall’Università Cattolica del Sacro Cuore, partner scientifico fin dagli albori del programma, attraverso specifici questionari anonimi, atti a valutare il livello di benessere nei giovani coinvolti.

La parte preliminare, disputata in cinque Centri Federali Territoriali, ha visto la partecipazione di ben 39 SPRAR, fra cui quello gestito dall’associazione “I Girasoli” di Mazzarino (Caltanissetta), vincitore della tappa di Gela e habitué del torneo. “Siamo stati il primo e unico progetto SPRAR del sud Italia per lungo tempo. Sposare le idee della Federazione in fatto di integrazione giovanile è stato per tanto un passo dovuto e naturale”, racconta il coordinatore Michele Liuzzo. “Questo è il nostro quarto anno ed è una manifestazione tanto attesa dai nostri ragazzi, una sorta di finestra sul mondo, con una componente educativa non indifferente. Per la finale interregionale, ad esempio, è tornato con noi un adolescente gambiano, con cui avevamo avuto dei problemi in precedenza. Ha compreso i suoi errori, chiesto scusa ai compagni e si è guadagnato con sudore e serietà la fiducia del mister. Non è un caso che sia stato lui a decidere la gara con il Canicattì con una tripletta”.

Un hat-trick, come dicono gli inglesi, che ha permesso a Mazzarino di aggiungersi al gruppo delle migliori, formato da Milazzo, Cerro a Volturno, Lodi, Trento e Benevento. “Abbiamo scelto di farci chiamare Alto Sannio, perché siamo l’espressione di una comunità ben più ampia (cinque i comuni in collaborazione, nda) e, come sta accadendo per Rete!, in continua espansione”, sottolinea Leo Martone, operatore per l’integrazione campano e allenatore. “Giocare sulla stessa erba calpestata dalla Nazionale Italiana sarà un’emozione forte, soprattutto per chi è giunto nel nostro Paese alla ricerca di asilo, sfuggendo a un presente di estrema difficoltà. Per questo salire su un pullman, indossare la stessa maglia, sentirsi una squadra vera avrà un valore inestimabile. Sarà un bel viaggio, sicuramente”.

Un bel viaggio come quello che sta affrontando la Federazione con Rete!, un format straordinario e dal respiro internazionale, un esempio di come il calcio e le istituzioni possono lottare, insieme, contro il razzismo e l’emarginazione.

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Il Percorso di Rete!