Il Dg Uva al ‘Meeting per l’amicizia tra i popoli’: “Il calcio è a disposizione del sistema sociale”
martedì 21 agosto 2018
Il calcio come mezzo di integrazione e il ruolo svolto in questi anni dalla FIGC nella lotta al razzismo e alla discriminazione: il Direttore Generale della Federcalcio e Vice Presidente UEFA Michele Uva, intervenuto oggi pomeriggio al ‘Meeting per l’amicizia tra i popoli’ di Rimini all’incontro ‘Integrazione: il fattore calcio’, ha affrontato il rapporto tra sport e integrazione nel nostro Paese e in particolare nel calcio, nel dialogo con Roberto Fontolan, Direttore del Centro Internazionale di Comunione e Liberazione.
Partendo da una famosa frase di Nelson Mandela (“Lo sport ha il potere di cambiare il mondo, di ispirare, di unire le persone in una maniera che pochi possono fare. E' più potente dei governi nel rompere le barriere razziali”) e ricordando l’iscrizione alle Olimpiadi di Rio di Janeiro 2016 della Nazionale degli Atleti Olimpici Rifugiati, Uva ha spostato poi l’analisi sul ruolo sociale del calcio sul versante dell’integrazione e dell’inclusione.
“Sotto il profilo della sviluppo di politiche e di programmi di inclusione – ha ricordato Uva - il sistema calcio italiano rappresenta infatti un riferimento a livello internazionale. La Federcalcio negli ultimi anni ha profondamente innovato il proprio impianto normativo, al fine di favorire e facilitare il processo di tesseramento per i giovani calciatori stranieri”. “Le modifiche della normativa federale – ha aggiunto il DG - assumono ancora maggior rilevanza e profondità se contestualizzate nell’ambito del quadro normativo internazionale, che risulta fortemente restrittivo al fine di limitare il più possibile il fenomeno della ‘tratta’ dei calciatori minori extracomunitari”. Una serie di interventi normativi che hanno così facilitato il processo di tesseramento per i giovani calciatori stranieri, che negli ultimi anni hanno superato le 60.000 unità sotto i 18 anni. Il messaggio da lanciare è che il calcio sia a disposizione del sistema sociale italiano, anche perché per la FIGC è una responsabilità maggiore perseguire il ruolo educativo degli 834mila giovani tesserati, con meno di 18 anni, rispetto alla qualificazione ai mondiali della Nazionale".
Allo stesso tempo, la Federcalcio porta avanti con successo diverse iniziative per favorire l’inclusione: tra queste spicca il ‘Progetto RETE!’, promosso insieme al top sponsor Eni e sviluppato in collaborazione con il Ministero dell’Interno, l’ANCI e lo SPRAR (Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati), che nelle prime quattro edizioni ha coinvolto circa 1500 minori stranieri non accompagnati e neo maggiorenni richiedenti protezione internazionale. “Questo progetto - ha proseguito Uva - è stato riconosciuto a livello internazionale come best pratice; la UEFA, molto sensibile al tema, ha selezionato la FIGC quale prima Federazione europea ad essere presente sulla piattaforma web “Equal Game” sul tema della lotta al razzismo attraverso, un web documentary che racconta l’esperienza di integrazione in Italia vissuta da un ragazzo, Abubacarr Konta, dello SPRAR di Milazzo”.
Riprendendo il tema del “Cammino” proposto dal Meeting, Uva ha ricordato come “sapere dove andare è importante ma già il mettersi in movimento significa combattere l’inerzia, che è il vero problema del nostro tempo. Sul tema dell’integrazione, la FIGC è già in ‘cammino’, perché ha intrapreso da anni un percorso che è quello di mettersi al servizio della società civile e contribuire a cambiare in meglio il nostro Paese attraverso la valorizzazione di singoli individui, senza alcuna distinzione di censo, razza o religione. Per un’istituzione come la FIGC l’obiettivo è creare le condizioni, aiutare tutti a correre, grandi e piccoli, in campo e fuori dal campo, per contribuire al loro miglioramento dal punto di vista fisico, umano e relazionale”.
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